Rita Levi Montalcini (1909-2012), la donna dell’intuito
“Ho ottimi rapporti con le giovani che lavorano con me, perché sentono che posso aggiungere qualcosa che manca alla loro formazione: l’intuito.”
Vicina ai 100 anni e quasi priva di vista: sensibilità ricettiva, concentrazione e stilizzazione delle forme sprizzano ancora nel grafismo, un grafismo tipico dell’intuizione creativa.
Lo spazio, il bianco tra parole e righe, tra lettere e parti di lettere, con i sottili legami nello spazio sembrano invitarci alla concentrazione, all’impegno nell’indagine profonda, a fuggire ogni superficiale impegno.
L’austero ritmo, dalle verticali ferme ma che stentano all’appoggio (riposo) sul rigo, elogiano il senso etico e la sensibilità guardinga che non si concede impunemente. Tutto viene passato al vaglio di un esame critico, perspicace, mentre già la sintesi intuitiva trascende ogni dettaglio analitico per mirare verso il progetto.
«La donna è stata bloccata per secoli. Quando ha accesso alla cultura è come un’affamata. E il cibo è molto più utile a chi è affamato rispetto a chi è già saturo.»
“Le leggi razziali del 1938 si sono rivelate la mia fortuna, perché mi hanno obbligata a costruirmi un laboratorio in camera da letto, dove ho cominciato le ricerche che mi hanno in seguito portato alla scoperta dell’NGF (Nerve Growth Factor)”.
Con le sue parole ci racconta una vita speciale: premio Nobel 1986 per la medicina, senatrice a vita dal 2001 per meriti scientifici e sociali, sorella gemella di una scultrice di talento, mai sposata e mai madre per scelta ( “i risultati scientifici sono i miei figli” asseriva) si è distinta per impegno scientifico, politico e sociale.
N.B.