Jorge Mario Bergoglio, nato in Argentina il 17 dicembre 1936 da genitori di origine piemontese, gesuita, arcivescovo di Buenos Aires fino alle ore 20 del 13 marzo 2013, giorno della sua elezione a Papa di Santa Romana Chiesa con il nome, da lui scelto, di Francesco. Non è solo il primo papa sudamericano: è anche il primo pontefice gesuita della storia e il primo a chiamarsi Francesco.

Sobrietà, umiltà, sensibilità, unite e valorizzate da un profondo senso del dovere e della responsabilità, sono le caratteristiche del nuovo Pontefice. La scrittura è piccola, procede con un movimento vibrante, con disinvolta scioltezza, ma anche con prudenza e con capacità obiettiva di valutare con calma le situazioni, mantenendo autonomia e senso critico. Il tracciato allargato, la semplicità e la sobrietà della forma, il tratto tendente al pastoso, le morbide ghirlande, l’omogeneità tra testo e firma, registrano la sua umanità, la disponibilità verso l’altro, sincera, motivata, nobilitata da senso etico e da una profonda coerenza.

L’impostazione “a isola”, la dimensione piccola della scrittura, gli spazi tra parole e tra righe, l’obbedienza a eleganti regole tipografiche, esprimono invece la riservatezza, l’umiltà, la scelta di essere al servizio dell’interesse della collettività (“Pregate il Signore affinchè mi benedica”, ha chiesto al mondo al momento della sua elezione).

Le piccole oscillazioni del rigo, i cedimenti in zona media e alcune solo accennate tegole esprimono sensibilità, capacità di coinvolgersi emotivamente, ma il margine sinistro allineato, la buona tenuta di rigo, le ricombinazioni, le aperture delle vocali a destra registrano impegno, intelligenza emotiva ed operativa, capacità duttile di capire le persone e le circostanze e di scegliere con apertura mentale, ma anche con fermezza e coerenza, le strategie migliori.

E.M.