Economista, accademico, banchiere, dirigente pubblico, è stato Direttore Generale del Ministero del Tesoro dal 1991 al 2001, Governatore della Banca d’Italia dal 2006 al 2011, Presidente della Banca Centrale Europea dal 2011 al 2019. Il 13 febbraio 2021 è stato nominato 30° Presidente del Consiglio dei Ministri della Repubblica Italiana.
Quando si dice una grafia sobria…..che più sobria non si può. Che non si concede nulla, salvo una sorta di corona nella firma, nella “M” di Mario. Testimonianza di una attitudine ad una umiltà da civil servant, quale si è sempre dichiarato. Umile ma non fragile, né insicuro. La zona media, infatti, è ben strutturata, leggibile, salda sul rigo ma senza rigidità, le tre zone della scrittura ben sviluppate. La sensazione è quella di un uomo solido, equilibrato, affidabile, che porta sulle spalle un peso enorme di responsabilità con la disinvoltura di chi agli oneri della carica è abituato.
Pur nella limitatezza del materiale a nostra disposizione (un bigliettino di ringraziamenti), colpisce la gestione dello spazio, così equilibrata: margini regolari, copoversi, righe e parole distanziate, firma armoniosamente distante.
Rispetto delle regole, senso spiccato dell’organizzazione, ascolto attento, agevole penetrazione sociale: queste le caratteristiche dell’uomo, prima che dell’uomo di Stato. Circola molta aria in questo scritto, e ci fa pensare a pause necessarie, a silenzi di riflessione, a gesti contenuti. Lo connota la specie allargata e un ritmo di vibrazione che rimandano a una mente aperta, che guarda lontano ma non perde di vista il presente, a una sensibilità intensa ma non esibita. Sensibilità che è anche emozione: non deve sfuggire la connotazione “anima” che investe l’uomo più che il banchiere. Se in effetti non ci hanno stupito le aste prolungate in alto dell’ambizione, gli ovali chiusi della riservatezza, le finali corte della prudenza, ci hanno piacevolmente sorpreso le piccole rotondità delle lettere, la grazia della curva di alcuni collegamenti, gli occhielli e gli ovali non sacrificati, le sottili sfumature del tratto: la scrittura “anima” appunto, con tutto il suo portato di sottesa emotività e accoglienza.
Un discorso a parte merita la firma.
Interessante la discontinuità che la caratterizza: un nome vergato con cura e chiarezza, irto di denti di pescecane nella “M”, che quasi assume la forma simbolica di una corona (ma che è anche un bell’esempio di “divaricata” di Moretti), e un cognome stilizzato e illeggibile, connotato da lunghe aste svettanti in zona superiore, abilmente compensate da un allungo inferiore che pesca, a mo’ di amo insidioso, in acque profonde…. Qui in gesto non si attarda, ma scorre veloce e risparmia l’ovale del cognome, trasformandosi in cifra riconoscibile e personalissima. Dismessi i panni del severo banchiere, Mario (così vuole essere semplicemente chiamato dagli abitanti di Città della Pieve, il suo buen retiro tra Umbria e Toscana) si riprende la scena.
C.P.