L’indimenticabile Freddie Mercury leader dei Queen storico gruppo rock britannico, nome d’arte di Farrokh Bulsara, nasce a Zanzibar il 5 settembre 1946 da famiglia indiana di stretta osservanza parsi. Nel 1964, dopo la sanguinosa rivoluzione di Zanzibar, la famiglia Bulsara approda in una cittadina a sud di Londra e Freddie adolescente per pagarsi gli studi della scuola di design sposta bagagli all’aeroporto di Heathrow. Il seguito della straordinaria, quanto tragica, vita di Farrokh Bulsara – nella sua nuova identità di Freddie Mercury, divenuta legale a tutti gli effetti nel 1970 – è noto; la sua voce, un dono universale, tacque per sempre il 24.11.1991. Di recente il suo nome è tornato alla cronaca grazie al film “Bohemien Rapsody” film vincitore di quattro oscar.

Sorprende la scrittura di Freddie Mercury, almeno per così come appare in questo documento.

La scrittura “graziosa”, piuttosto piccola, arrotondata e leggibile, collocata nel foglio con ordine e rispetto dei margini, non sembra poter esprimere l’energia ed il carisma dell’irresistibile leader dei Queen, star provocatoria e leggendario frontman.

Si, certo, i puntini a pallino , la firma centrale, ascendente e personalizzata con la grande asola inferiore turgida a fungere da sottolineatura, le aste inferiori gonfie presenti in tutto il testo, gli anellini, il tratto caldo e pastoso, i finali di parola in curva aperta, ci parlano del suo rapporto empatico con il pubblico che tanto amava e da cui voleva essere amato, quei segni lasciano solo intravedere l’esclusivo dialogo in codice vocale/musicale instaurato con le folle oceaniche che accorrevano ai suoi concerti e ne costituivano parte integrante. Nella rotondità delle forme della sua scrittura “anima” troviamo tracce delle sue pose effeminate e narcisistiche, ma i segni grafici non sembrano testimoniare in pieno la drammaticità della sua voce, la creatività del performer, la potenza teatrale della sua presenza scenica unica ed inarrivabile.

Si potrebbe concludere che gli “unici” come Freddie sono sorprendenti in ogni loro manifestazione, sfuggono alle definizioni ed alle riduzioni schematiche, inutile analizzarli con gli strumenti utilizzati per i comuni mortali, inclusa l’analisi grafologica.

Le dichiarazioni dei suoi amici ci aiutano a capire:

“Nella vita reale nessuno conosceva Freddie. Era timido, nobile e gentile. Non era mai quello che era sul palco” – Roger Taylor (componente dei Queen)

“Sul palco era abbagliante, arrogante, provocatorio ma era molto, molto umano nella vita privata .La sua nobiltà d’animo non era diretta solo verso gli amici e i collaboratori, anche sconosciuti ne hanno beneficiato. Amava la gente comune, normale”. (Dave Clark, batterista dell’omonimo gruppo musicale)

Qualcuno sosteneva che Freddie tenesse la sua vita in rigidi scompartimenti che raramente si sovrapponevano, riuscendo a far convivere ed al tempo stesso tenere separate le sue diverse anime. Dentro di sè, forse, custodiva le inascoltate parole del padre, apparentemente così in contrasto con il suo trasgressivo stile di vita, parole semplici più volte ripetute nel bel film “Bohemien Rhapsody”: “Buoni pensieri, buone parole, buone azioni”.

L.M.