Mite può sembrare lo svolgersi morbido del rigo di scrittura con un tratto di gomma che sembra fare rimbalzare l’urto.
Ma la solitudine dello spazio interrighe e il segreto delle arcate mettono le distanze di riflessione, di comunicazione selettiva.
Spavalda può sembrare la firma grandiosa nelle sue altezze.
Ma pur affermandosi, si autoprotegge con due tratti, l’uno slanciato a mazza decisa, l’altro che si scusa con una sottolineatura a vasca incerta, mentre la sua zona mediana concentrata e dalle aste stirate verso l’alto, proclama la necessità della sua affermazione, atto di volontà.
Si pensa all’intuizione sensoriale con il rigonfio adolescenziale dell’asta inferiore, con i puntini e accenti alto collocati, con il distacco tra lettere e gli ovali beanti.
Emerge il “sogno” latente – forza interiore- che insegue con pudore un audace desiderio.
N.B.