Valentino Rossi
Arigraf2021-11-19T19:02:28+01:00Valentino Rossi, pilota motociclistico leggendario, ha dato il suo addio alle gare a quarantadue anni, correndo, il 14 novembre 2021, l’ultimo Gran Premio della sua carriera spettacolare.
Vive a Tavullia, il piccolo borgo fra le Marche e la Romagna dove è nato il 16 febbraio 1979 e dove tutto parla di lui: perfino il limite di velocità è fissato a 46 km/h, invece che ai canonici 50…
46, infatti, è il numero scelto dal pilota a inizio carriera perché già utilizzato nel Motomondiale del 1979 dal padre Graziano, anche lui pilota professionista.
Il “dottore” – così soprannominato per la sua straordinaria capacità di studiare la moto e di curarne eventuali problemi e difetti – ha esordito a soli tredici anni nel campionato professionistico di motociclismo, per poi conquistare nove titoli mondiali , entrando nella leggenda .
Iscritto al liceo linguistico di Pesaro, non ha mai terminato gli studi, ma è diventato “dottore” (anche di fatto) nel 2005, quando l’Università “Carlo Bo” di Urbino gli ha conferito una laurea magistrale honoris causa in Comunicazione e Pubblicità per le Organizzazioni.
La forza della sua spontaneità e della sua leggerezza, unite ovviamente al suo talento e alla sua solidità sportiva, hanno creato attorno alla sua immagine una sorta di culto religioso.
Un po’ guascone, simpatico, irriverente, schietto e autoironico, Valentino esprime la propria personalità con naturalezza, conservando quell’atteggiamento scanzonato e adolescenziale adottato fin da quando era sconosciuto al grande pubblico.
Anche nella grafia del campione, ormai adulto, permangono caratteristiche adolescenziali: spontaneità, vivacità e mobilità del tracciato indicano che l’esuberanza e l’entusiasmo sono ancora intatti, la componente Anima rimanda a una spiccata sensibilità, mentre le lettere script e à rebours rivelano un’identità “scapigliata” che, dietro a un goliardico anticonvenzionalismo, nasconde ansie e incertezze (disuguaglianze marcate in dimensione, addossamenti, sospensioni).
Chiara, a tendenza bassa, con ovali importanti – talvolta ovoidali talaltra ammaccati – e con qualche indulgenza narcisistica (caratteristiche anche queste dell’età adolescenziale), la scrittura di Valentino esprime la concentrazione sulla dimensione socio-affettiva del presente non disgiunta da una buona organizzazione, nel pensiero e nell’azione.
Socievole (anche se più incline a parlare che ad ascoltare), seduttivo, affettuoso, sempre emozionalmente carico (numerose tegole ascendenti in corso di parola), il campione potrebbe essere tradito da un eccesso di fiducia che rasenta l’ingenuità, se non avesse, come ha, risorse di combattività per difendersi dalle ingerenze esterne (arcate, mazze, inclinazione prevalentemente verticale, acuminazioni, t a frusta o a croce) e pattern di riferimento precisi che orientano il suo comportamento professionale (impostazione tipografica, rigo sinuoso ma con interlinea rispettata).
Le firme di Valentino Rossi meritano un discorso a parte: sono due, per sua stessa ammissione.
La prima è l’autografo destinato al pubblico: una firma iconica, che rimanda allo stile di guida del pilota.
La penna si lancia sul circuito della carta con un movimento circolare, che torna su se stesso senza mai fermarsi e che disegna flessuosamente ampie curve per terminare con una stella, simbolo di vittoria.
La finale, frenando, si mette di traverso, come Valentino ama fare con la macchina, con la moto, e perfino con l’Ape a tre ruote. L’intera firma si rovescia, riproducendo una delle leggendarie impennate del suo autore. Con le aste inferiori a vasca e a punta, sembra di vedere la sua moto tutta inclinata su un fianco, quasi a sfiorare il terreno.
La seconda firma è quella “ufficiale”, riservata ai documenti pubblici e agli scritti privati. Simile al testo nel nome, se ne distacca nel cognome, personalizzato e valorizzato da una figura finale che accenna a quella stella che chiude l’autografo. Nella vita reale, insomma, se Valentino resta il ragazzo spontaneo di sempre, Rossi non rinuncia a lasciare sulla carta la sua impronta inconfondibile di campione.
M.L.F.